Fiabe e racconti

Pierino angelo elettricista - Una medicina speciale

Racconto scritto da don Nereo

Mi ero alzato di malavoglia, dopo una notte tormentata; sentivo un nervosismo e un malessere dentro e prevedevo una dura giornata. Il mio amico angioletto elettricista se n'era accorto subito e mi disse:
«Tu hai bisogno di una buona medicina antidepressiva. Vieni fuori e seguimi».

Fuori si schiudeva una buona giornata, ma io rimanevo col muso lungo.

Il mio amichetto mi si parò davanti e mi disse serio e deciso:
«Tu non stai guardando, ma solo vedendo! Così la medicina non funziona. Devi guardare!».

Un po' scosso dal suo richiamo, cominciai ad osservare, camminando lentamente a fianco del mio angioletto che mi prese per mano.

All'orizzonte che s'illuminava emergeva dalla foschia il grande disco rosso del sole che acquistava luce man mano che completava la sua circonferenza. Ora brillava e indorava i contorni degli alberi oscuri in controluce. Una nebbiolina tenue come un velo iniziava ad alzarsi dai campi e sembrava quasi l'alito caldo della terra che si risvegliava dalla notte e cantava il primo inno del mattino con la voce di tre, dieci, cento uccelli. Intanto sui fili d'erba del prato si erano arrampicate mille perle d'argento: le goccioline di rugiada che danzavano mosse dalla brezza.

Gli alberi scuotevano il sonno con il tremolio delle foglie al soffio gentile dell'aria ancora fresca. E c'era attorno un grande silenzio e una penetrante sinfonia e una specie di canto senza parole...

Poi, senza rompere l'incanto, si inserì il rumore sordo di qualche auto: forse papà o mamme solleciti che si recavano al lavoro quotidiano. E ancora il cigolio di una bici: una giovane donna recava forse all'asilo la sua bimbetta inbaccuccata seduta sul seggiolino posteriore. Dopo venne il chiacchiericcio festoso condito da qualche risata d'argento di frotte di ragazzini e ragazzine avviate verso la scuola. E poi... il fermento della vita: persone, animali, cose... tutto il mondo viveva sotto lo sguardo compiaciuto del sole.

Solo allora mi accorsi che l'amico angioletto non mi teneva più la mano e se n'era andato per i suoi impegni. Anch'io mi girai verso casa per affrontare il compito quotidiano, con un largo e dolce sorriso dentro al cuore.

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