Fiabe e racconti

Pierino angelo elettricista - Il virus della tristezza

Racconto scritto da don Nereo

Amichetti cari, ieri, mentre stavo smontando tanto materiale servito per la festa di un mio amico sacerdote novello, è passato a salutarmi l'angioletto elettricista che fra l'altro mi diceva:
«Vedi come continua la festa del mondo? Anche il tuo amico ha bevuto alla fonte della felicità, l'unico antidoto al virus della tristezza.»

Io, sudato e indaffarato, gli ho risposto:
«Non raccontarmi indovinelli!».

L'angioletto, piuttosto mortificato, mi ha ribattuto:
«Va bene; te lo spiegherò stanotte, quando sarai meno impegnato e più disponibile.» E mi lasciò.

Schiodando e riordinando, pensai alla mia scarsa gentilezza con l'amichetto, al virus e all'antidoto. Voi sapete come me che il virus è un piccolissimo germe che entra nel nostro corpo, si moltiplica e ci fa ammalare finché noi non mettiamo dentro un antidoto, cioè una medicina che combatte il virus e lo vince, facendoci quindi guarire.

Venne la sera... ed ecco il mio sonno e in esso un terribile sogno!
Vedevo tantissima gente, città e continenti pieni di vita. A un tratto un essere mostruoso come un grosso pipistrello seminava sulla terra milioni di virus che entravano nella gente. In poco tempo il cuore degli uomini inaridì, morì la generosità e tutto divenne triste. Ognuno badava agli interessi suoi e, per quegli interessi, piantava grane con colleghi e vicini. Tutti si guardavano con diffidenza per paura d'essere imbrogliati.
Malati, poveri e bimbi divennero tra i più infelici perché nessuno li assisteva e, se c'era qualcuno, lo faceva senza cuore, solo per la paga. Sparirono i missionari e gli aiuti al terzo mondo; si chiusero conventi e chiese perché non c'erano più religiosi e preti. Scomparvero tutte le associazioni di volontari, di animazione ricreativa e formativa... La carità cristiana era morta e sepolta.
Quasi si litigava anche per l'aria che si respirava. I ragazzini giungevano al compromesso di prestare il proprio pallone a turno alla squadretta per giocare a calcio sulle piazzette, perché i campi da gioco privati venivano noleggiati salatamente e quelli comunali erano disponibili solo per le associazioni sportive a pagamento... Un mondo impossibile, ve lo assicuro!
Sembrava che anche Dio si fosse licenziato. Tutto sarebbe morto nell'odio e nell'egoismo se non arrivava presto l'antidoto a questo tremendo virus che portava alle soglie della disperazione. A un tratto, tra la folla vidi passare Gesù con una pesante croce sulle spalle. L'estremità della croce grattava il terreno facendo un solco da cui scaturiva una argentea scia d'acqua. Tra la gente qualcuno osservava curioso o sbadato; altri sbottavano con frasi sarcastiche. Qualche altro toccava quell'acqua e, vedendola così limpida e invitante, la assaggiava. E subito dopo, costui diventava sorridente e si dava da fare per aiutare, riunire, far divertire, istruire, condividere ciò che aveva...
Mi avvicinai per vedere in volto queste persone tanto diverse che stavano ridando vita al mondo. Nel sogno, riconoscevo il mio parroco, l'amico prete novello, i nostri animatori di catechesi e di feste. Quelli che si impegnano nella carità, per le Missioni, per la giustizia e la pace, nella preghiera. Erano i volti noti di uomini e donne, giovani e anche ragazzi che fanno vivere le nostre Comunità con la loro generosità. Tirai un gran sospiro di sollievo e... mi svegliai.

Pregai che tra quei volti ci potesse essere sempre anche il mio e il tuo. Altrimenti, con il virus della tristezza, il mondo sarebbe insopportabile!

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