L'angolo della scuola

Subordinate oggettive e soggettive

#5909 Il 13/12/2015 Matimalik di 13 anni ha scritto:
Sono sempre io, scusate ma ho la testa un po dura! Volevo sapere come si distinguono le subordinate soggettive dalle subordinate oggettive, se riuscite potete farmi qualche esempio? La mia prof aveva chiesto se avevamo capito tutti la differenza tra le due, ma io avevo troppa paura per ammetterlo. Vi chiedo se avevate anche qualche consiglio per affrontare la timidezza.

La mia risposta:

Ciao!

Allora, cercherò di essere il più chiara possibile..

La distinzione principale tra le due è che la subordinata oggettiva è quella subordinata che, nella sua interezza, svolge la funzione di complemento oggetto (quindi la subordinata risponde alla domanda 'che cosa'?); mentre la subordinata soggettiva è quella che può considerarsi come soggetto, indicando pertanto colui che compie l'azione o di cui si parla.

Inoltre, è possibile riconoscere l'una dall'altra in base ad alcune regole:
le subordinata oggettiva è sempre introdotta da verbi transitivi che introduco un'affermazione, una dichiarazione o anche un parere/un'opinione (quali: dire, pensare, ritenere, credere, stimare, affermare ecc.), che esprimono un ricordo o una percezione dei cinque sensi (quali: ricordare, sentire, percepire, vedere, ascoltare ecc.), che esprimono una volontà o un desiderio (quali: volere, desiderare, permettere, proibire, vietare, preferire ecc.).
Ti faccio un esempio per farti capire meglio:
Giorgio ritiene che il film non sia bello. 'che il film non sia bello' è la subordinata oggettiva perché funge da complemento oggetto ed è introdotta da un verbo che esprime un giudizio. Che cosa ritiene Giorgio? Che l film non sia bello.
Preferisco leggere piuttosto che uscire. 'io preferisco' è la principale, e 'leggere' è la subordinata oggettiva perché risponde alla domanda 'che cosa io preferisco fare?'

Passiamo ora alla subordinata soggettiva che, come detto, è quella che funge da soggetto della proposizione principale, ed esplicita quindi colui che svolge l'azioni e del quale si parla.
Anche in questo caso ci sono delle regole per riconoscerla:
è sempre introdotta da verbi che non hanno il soggetto e sono alla forma passiva o impersonale (quali: bisogna, occorre, conviene, accade, sembra, importa, capita, ecc.); può essere introdotta da verbi preceduti dal 'si' passivante (quali: si dice, si crede, si ritiene, si pensa, si suppone, si racconta, si narra che... ecc.); può essere introdotta inoltre dal verbo essere unito ad un aggettivo o ad un avverbio (ad esempio: è utile, è necessario, è giusto, è lecito, è tradizione, è tempo) o anche altre espressioni impersonali quali 'sembra che, pare che' ecc.
Ti faccio anche qui un paio di esempi per farti capire meglio:
E' giusto che tu sia in punizione. Ecco, qui bisogna fare attenzione; potrebbe capitare che ci si ponga la domanda 'è giusto che cosa?' -> che tu sia in punizione, scambiando quindi questa proposizione per un' oggettiva. Ma la differenza tra l'una e l'altra, è che 'che tu sia in punizione', qui svolge la funzione di soggetto, di colui che subisce o effettua l'azione, e non di complemento oggetto; si tratta quindi di una subordinata soggettiva.
Si dice che ci sia stato un incidente. Si dice è la principale, 'che ci sia stato un incidente' è la subordinata soggettiva, perché è l'incidente ad esserci, quindi funge da soggetto.

Spero di essere stata abbastanza chiara, se hai altri dubbi riscrivici pure.
Per quanto riguarda il problema della timidezza... Purtroppo non ci sono molte soluzioni, devi lavorare di giorno in giorno su te stessa sforzandoti di superarla; ma è un processo lento, che richiede molto tempo, ma vedrai che piano piano crescendo, riuscirai ad essere meno timida.

Alla prossima!

Corin

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