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Janna Jihad, la più giovane giornalista del mondo!

Oggi adolescente, da quando aveva 7 anni documenta la vita nel suo villaggio occupato dai militari.

Consigliamo ai più piccoli e alle persone più sensibili di leggere l'articolo assieme ai genitori oppure a una persona più grande.

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Chi guarda i TG avrà sicuramente sentito parlare di Israele, dei territori occupati, della questione palestinese. Spesso i TG riportano le tragiche notizie che provengono da quelle terre. Dovrebbero essere luoghi di pace: Gerusalemme è una città Santa per ben tre religioni: il cristianesimo, l'ebraismo e l'islam. Gesù è nato a Betlemme, oggi territorio palestinese, e ha vissuto e predicato in Galilea, attualmente divisa fra Israele e Cisgiordania.

Eppure, proprio in quei luoghi da decenni prosegue uno scontro sanguinario, con rabbia e dolore da entrambe le parti: i palestinesi che si sentono privati della terra e Israele che la considera propria e porta avanti un'occupazione militare molto dura.

Non è compito nostro dire chi ha ragione e chi ha torto in un conflitto che dura da oltre 70 anni!
A noi interessano i civili e soprattutto i bambini ed i ragazzi. C'è una ragazza che fin da quando aveva pochi anni ha iniziato a raccontare la vita nel suo villaggio. Si chiama Janna Tamimi, ma è più conosciuta come Janna Jihad.

Fermi tutti! "Jihad"? Qualcuno starà storcendo il naso perché da queste parti il termine viene associato alla "guerra santa contro gli infedeli" praticata dai terroristi per diffondere l'Islam (o meglio usandolo come pretesto).
Niente di tutto questo, il significato di Jihad è "sforzo", teso verso uno scopo. Lo scopo di Janna è far conoscere la realtà dei civili palestinesi, soprattutto dei ragazzi come lei, e la sua "arma" è un cellulare con cui scatta foto e riprende video che poi trasmette sui social.

I video di Janna mostrano soldati armati con fucili degni dei più violenti giochi e film di guerra, aggirarsi fra civili disarmati, compresi bambini, sparare in aria, lanciare nelle case un gas che le rende inabitabili per ore e puzzolenti per settimane.
Nei video di Janna si vedono raid notturni per arrestare ragazzini e posti di blocco ovunque.
Janna e i suoi amici, ragazzi come te che stai leggendo, ne devono attraversare uno sia quando vanno a scuola sia quando tornano a casa. Vengono perquisiti, i loro zaini aperti, e sono costretti a lunghe e ingiustificate attese. Talvolta i posti di blocco vengono chiusi senza un motivo e le persone non possono muoversi per le normali attività quotidiane e nemmeno per andare a curarsi in ospedale.

Questa è la triste realtà in cui vivono tanti bambini, ragazzi e adulti nelle zone di guerra di tutto il mondo. Alcuni non ce la fanno più e cercano di scappare verso paesi dove regna la pace, come l'Italia... che però da un po' non li accoglie più...

I video di questi comportamenti violenti dei militari israeliani hanno fatto il giro del mondo e Janna è stata invitata in molti paesi a raccontare la sua esperienza e la quotidianità dei teenager palestinesi.
Al ritorno da un viaggio all'estero è stata fermata dall'esercito e interrogata per molte ore. Ciò è avvenuto quando Janna aveva 12 anni, un'età che secondo Israele è sufficiente per essere fermati dalle autorità, interrogati e talvolta incarcerati.

Per il suo impegno Janna ha ricevuto un riconoscimento internazionale e, quando aveva 9 anni, è stata citata in un documentario sui diritti umani e la resistenza palestinese.

A giugno 2018 un deputato israeliano di estrema destra ha proposto una legge che prevede la prigione per chi filma i soldati nei territori palestinesi, anche quando commettono violenze contro i civili.

Come detto all'inizio, non entriamo nel merito del conflitto israelo-palestinese.
Noi presentiamo la storia di una ragazza che racconta come lei e tanti suoi coetanei sono costretti a vivere.
Non possiamo però non chiederci se questa continua oppressione non porti alcune persone a commettere gli atti di violenza che poi causano rappresaglie e contro-rappresaglie fra palestinesi e Israele.

Lo sappiamo, l'argomento è delicato, anche perché secondo certi politici i "palestinesi" e in generale gli arabi sono tutti cattivi. Ma c'è un modo per capire che non è così: basta conoscerli!

Chi è abbastanza grande per usare i social (servono almeno 14 anni) può seguire i profili di Janna. Sono la migliore conferma che è una ragazza come tante! Gioca su Instagram, fa storie, usa le emoji, scherza, ride...
Sono anche la dimostrazione che essere arabi non significa essere fanatici, come ad alcune persone piace raccontare.
Janna esce liberamente con le amiche, non è obbligata a indossare il velo, va ai concerti e si diverte proprio come fanno i suoi coetanei di tutto il mondo, anche tu che stai leggendo. A differenza di chi vive in un paese in pace, però, ogni tanto si trova davanti un militare alto due volte lei, armato di tutto punto...

Seguire Janna cambia la prospettiva. Diventa una persona a cui tenere, di cui guardare le storie, che fa sorridere o intenerire e se si sentono notizie brutte dai territori palestinesi ci si preoccupa subito per lei. Janna, come già Bana Alabed quando twittava dalla Siria, umanizza un conflitto lontano e ci ricorda che è importante preoccuparsi della sorte di chi vive quelle guerre, perché sono uomini, donne, bambini e ragazzi come noi.

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