Il Gomitolo


Fiabe e racconti

L'avventura di Tommy

Racconto scritto da Veronica

Alberi d'autunno

Quella fastidiosa sveglia rimbombava come al solito tra le mura della cameretta colorata di blu e d'azzurro, mentre l'autunno rifletteva dal vetro dell'esile finestra i colori delle sue foglie rosse e gialle...

Tommy amava rincorrere con gli occhi quei colori sulla parete contando i minuti che passavano dal suono della sveglia, finché non sentiva la mamma giungere dal corridoio urlando "TOMMY, TOMMY SVEGLIATI DOBBIAMO ESSERE PUNTUALI A SCUOLA O FARÒ TARDI AL LAVORO!"

Quant'era triste svegliarsi con così poca dolcezza, quant'era triste svegliarsi e ritrovarsi in quella detestata routine e nella monotona vita di tutti i giorni.
Sarebbe stato bello, pensava Tommy, se per un giorno la mamma fosse stata felice di portarlo a scuola come lo erano i genitori dei suoi nuovi amichetti.

Le medie erano cominciate da meno di un mese e per Tommy era difficile accettare che ora la sua amica Elisa era nella classe con il suo peggior nemico Claudio, che il suo amico di giochi Davide era nella scuola dall'altra parte della città...

Camminando per i viali di Bolzano decorati da foglie, rametti e pozzanghere si sentiva davvero solo, assorto nei piacevoli ricordi della sua maestra delle elementari, dei suoi simpatici compagni di giochi, dei bidelli chiacchieroni... Ad un tratto sentiva dentro di sé un grande vuoto: era come se stesse perdendo qualcosa di prezioso.

E mentre la malinconia e la paura si prendevano gioco di lui, Tommy, alla vista della nuova scuola, stringeva la mano alla sua mamma che freddamente la allontanava esortandolo a non fare più il bambino piccolo. In quell'istante Tommy avrebbe voluto urlare al mondo intero quello che stava provando, avrebbe voluto comunicare a chi lo circondava la tristezza che lo stava divorando dentro. Ma tutti erano troppo distratti e impegnati in qualcos'altro per regalargli un briciolo d'attenzione.

"Mi raccomando comportati bene con la professoressa d'italiano: lo sai che mi ha già chiamata lamentandosi di te. Fai in modo che non ricapiti, intesi?" "Sì mamma, a dopo" Così rispose Tommy all'esortazione della mamma e, trattenendo una lacrimuccia, si diresse verso l'ingresso.

Un altro giorno di scuola stava trascorrendo. Tommy si ritrovava in un ambiente a lui sconosciuto, con cui aveva poca familiarità; non si sentiva a suo agio, non si sentiva a casa sua. L'unica persona che riusciva a dargli un po' di sicurezza era la sua graziosa compagna di banco. " Chiara hai fatto i compiti di matematica??" "Si perché ?" "Fammeli copiare!" "No, non posso altrimenti non imparerai mai!" Tommy a quel no decise di non piangere più, alzò la voce e rispose "Ti ho detto di darmi i tuoi compiti, capito?" Chiara si intimidì e a malincuore cedette alla sua richiesta.

"Finalmente!" Tommy si affrettava a copiare qualche numero sul suo quaderno dell'espressione di matematica quando Chiara cominciò a dire "Lo sai che è bello fare le espressioni di matematica? Lo sai che i numeri sono magici e che quando riesci a svolgerle ti senti felice e soddisfatto? Lo so che tu detesti la matematica ma se solo ci provassi tu capiresti che..."
"La vuoi smettere? Io non sono uno stupido e brutto secchione come te, capito??" Allora Chiara imbronciò il muso e borbottò "Io però da grande diventerò una brava biologa e tu no!!!" "A me non interessa perdere tempo con queste stupidaggini. Ci sono cose più divertenti" "Per esempio?" " Giocare a biliardo!" "Guarda che anche per giocare a biliardo serve la matematica. Ecco perché sei così imbranato quando ci giochi..." In seguito alla ridacchiata trattenuta a stento di Chiara, Tommy perse la pazienza e buttò a terra il borsellino della sua compagna con la conseguenza che la professoressa entrò e vide l'alunna piangere.

Tommy non sembrava più lui. Il suo cuore gentile non poteva essere capace di parlare duramente alla sua compagna di banco di cui nutriva una grande stima. Eppure quel giorno forse il dolore, forse la paura, forse il malumore la bocca pronunciò parole ingiuste che fecero allontanare da lui anche Chiara.

D'altronde non era la prima volta che Tommy manifestava all'interno della classe episodi di aggressività e di malvagità. Nessuno voleva più giocare con lui, nessuno divideva con lui la merenda, nessuno parlava con lui del nuovo gioco del nintendo, del nuovo videogame, del film del momento per paura di essere trattato male come Chiara.

E così, sebbene la mamma lo avesse esortato a comportarsi meglio, all'uscita della scuola la professoressa d'italiano lo accompagnò dalla sua mamma per parlarle di persona. "Signora suo figlio è incontrollabile; non sappiamo più cosa fare: parla, è esuberante, vivace, aggressivo con i suoi compagni, non ascolta, non ubbidisce, risponde ai professori, fa chiasso al cambio d'ora, sale sui banchi, rompe gli oggetti dei suoi compagni..." "Ho capito, ho capito. Provvederò subito glielo garantisco" Tommy era lì come un insetto schiacciato dall'altezza della sua mamma e della professoressa che ascoltava con vergogna il discorso dei grandi.

Dentro di sè sentiva un grillo parlante che gli diceva che si stava comportando male, che era diventato un bambino cattivo e che se non cambiava nessuno l'avrebbe più voluto come amico. Ma Tommy preferiva restare chiuso in sé stesso piuttosto che prendere esempio da Chiara e diventare come lei: deciso, sicuro di sé, con uno scopo, secchione, con tanti interessi... insomma un ragazzo maturo.
D'altra parte giustificava le sue azioni dicendo che se avesse deciso di crescere come Chiara nessuno gli avrebbe più dato quelle attenzioni che già venivano meno. Ma, onestamente parlando, Tommy invidiava molto la sua compagna di banco.

Chi infatti non sarebbe voluto essere come lei? Così ben disposta a imparare, studiosa, intelligente, determinata, sicura di quello che vuole fare nel futuro, educata, stimata e voluta bene da tutti...

Il giorno dopo Tommy decise di non entrare come di consueto a scuola perché voleva andare a trovare lo zio Carlo nella sua frequentatissima biblioteca. Così da solo, con lo zainetto sulle spalle si avviò per il centro attraversando vaste strade facendo attenzione ai semafori, alle macchine...

Lo zio Carlo era come al solito perso tra tutti quei libri da mettere a posto "Diamine tutta questa gente; ma dico io cosa legge a fare, eh? Ma almeno mettesse i libri dov'erano! Diamine! Maledetti libri! Vi odio!" Tommy salì i gradini e esclamò "Ciao Zio!!" costui si girò scocciato "Ah, ciao. Non mi avevi detto che passavi a trovarmi. Come vedi sono troppo impegnato ora, passa più tardi vah!" "No zio! Per favore! Fammi restare!" "No voi ragazzini siete troppo chiassosi! Qui bisogna stare in silenzio!" "Prometto di stare in silenzio ma fammi lavorare con te, ti prego ti prego!" "Vabbò, come vuoi. Metti a posto quei libri che senò non mi sbrigo neanche fra cento anni!" "Va bene!"

Cumulo di libri

Che bello finalmente aveva trovato qualcosa di diverso da fare dal solito studiare, ascoltare la professoressa, stare attento in classe, fare gli esercizi alla lavagna... "Mamma quanti libri! Vediamo... uhm... questo è il numero 811... ah... si... scaffale 14... Ahi! Quanto è alto! Uffff... ma dove mi sono cacciato: me ne vado dalla scuola per non studiare e mi ritrovo tra... MILLE E MILLE LIBRI???"

Così brontolava e ancora brontolava; sbruffava, scuoteva la testa, sbatteva i libri violentemente quando un signorotto di media altezza, ben vestito e ben curato non poté far a meno di notare la sua seccatura di fronte a tutti quei libri.

"Giovanotto, smettila di prendere a schiaffi quei poveri libri! Cosa ti hanno fatto che li odi così tanto?" sussurrò il signore con tono mite "Signore ho passato un intero mese appresso ai libri per studiare, per fare i compiti e tutte quelle seccature! E ora che cercavo di allontanarmici mi ci ritrovo più vicino di prima! Questa è sfiga!"

Il signore sorrise. In quel bambino che si stava accingendo a diventare ragazzo intravedeva lui trenta anni fa. Ah, quante volte anche lui prese a brutte parole quei poveri libri innocenti, quante volte avrebbe voluto che la professoressa si ammalasse per saltare il compito, quante volte aveva finto di avere mal di pancia per non andare a scuola di sabato... Eppure adesso era un uomo, istruito, dotto, colto; un professore di filosofia al liceo classico di Bolzano: quanta strada aveva fatto e chi l'avrebbe mai detto che un ragazzo esuberante come lui sarebbe diventato così?

"Lo sai che tanto tempo fa un alchimista mi ha invitato nella sua casa per insegnarmi a fare una pozione magica?" "Davvero?" rispose Tommy incuriosito "Si! Pensa che grazie a quella pozione magica sono diventato invisibile per un giorno!" "Wow... e ora che fine ha fatto?"
"... e lo sai che sono stato in un castello infestato di ragni e lucertole giganti e ho salvato una fanciulla da un terribile drago?" "Ma è impossibile! Non esistono i draghi!" "Non esistono? E allora come faccio a ricordarmi di averne ucciso uno?" Entrambi restarono zitti per un attimo e nel frattempo Tommy spolverava alcuni libri con le dita e poi riprese a parlare "... beh sei pazzo! E' evidente!" "Allora non mi crederai neanche se ti dico che per un giorno ho acquistato l'identità di un'altra persona?" " Esatto!" "Allora ora ti dimostrerò che tutte queste storie non me le sono inventate io ma che già altri le hanno raccontate." "Ok vediamo"
Il signore andò a chiedere a Carlo un libro "Scusi, può cercarmi il Fu Mattia Pascal di Pirandello?" "Subito, subito..."

Il signore prese entusiasta quel libro, si andò a sedere sulla scala vicino Tommy e cominciò a leggere ad alta voce. Il ragazzo restò ad ascoltarlo per ore ed ore, senza dire una parola, senza interromperlo, senza sbruffare. Si sedette per terra quando il signore disse "Bene, può bastare. Questi sono i capitoli più significativi ora..." "No, no! Per favore! Voglio sapere come finisce! Alla fine il protagonista torna a casa con la vera identità ? Lo riconoscono? Su, dimmi che succede. Per favore! Per favore!" " Calma, calma... se vuoi sapere come finisce prendi il libro e portalo a casa con te questa sera"

Tommy non ci pensò due volte e prese avidamente dalle sue mani il libro per portarselo a casa come gli aveva consigliato.
Il signore continuò "Ora avrai sicuramente capito che le storie che ti ho raccontato non sono inventate. Sono esperienze che ho potuto fare grazie a questi libri che ho letto andando a scuola grazie ai professori. Lo so, sono esperienze impossibili da fare nella vita reale ma è proprio per questo che i libri sono un bene preziosissimo: grazie a loro possiamo vivere realtà che altrimenti non potremmo neanche immaginare..."
"Hai ragione! Come faremmo a vivere senza i libri? Senza di loro non potremmo sognare e... no, basta! Voglio anche io immergermi in queste realtà!" "Puoi farlo quando vuoi... i libri sono qui a tua disposizione! E dovresti sentirti fortunato visto che andando a scuola hai imparato a leggere!"

Tommy stringeva tra le mani quel libro che gli aveva fatto vibrare l'anima e per la contentezza di quello che aveva scoperto poté solo urlare "VOGLIO IMPARARE! VOGLIO LEGGERE!".

Il giorno dopo un raggiante sole irradiava con i suoi raggi la stanza di Tommy, la sveglia suonava come di consueto, ma stavolta Tommy non brontolava per la noia di andare a scuola anzi non vedeva l'ora di raccontare alla sua cara amica Chiara quello che aveva scoperto sui libri. Così appena furono tutti in classe Tommy cominciò a raccontare a Chiara del Fu Mattia Pascal, il libro che aveva letto tutto d'un fiato la sera prima. Lei lo guardò stranita e disse "Tu hai letto quel libro? WOW! E' uno dei miei preferiti, lo sai? Ma come mai l'hai letto?" "Ho incontrato un signore che mi ha fatto capire che i libri sono magici e da oggi voglio leggere e imparare tutto ciò che le professoresse cidicono" e continuò "... senti, ti va se dopo scuola ci fermiamo in biblioteca così mi consigli qualche altro libro?" "Certo! Certo che si! Wow! Sembri diverso oggi Tommy!!!"

Tommy sorrideva, sentiva di aver trovato dentro di sé qualcosa di prezioso che gli permetteva di sentirsi bene, soddisfatto, felice. Ora a ricreazione chiunque osasse prendere in giro Chiara per essere brava a scuola veniva sgridato da lui e tutti vedendo il suo cambiamento chiesero alla professoressa d'italiano di far leggere loro quel libro: erano troppo curiosi!

Tommy non aveva solo scoperto un nuovo mondo nel quale immergersi, ma aveva scoperto di poter essere felice di imparare cose nuove!

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