Il Gomitolo


Fiabe e racconti

James

Racconto scritto da Anna

L'anno scorso ho scritto un tema che ho dedicato a un mio carissimo amico che ancora adesso mi vuole strabene anche se non è più nella mia classe perché i prof gli hanno fatto ripetere l'anno.
Così volevo rendere pubblico questo racconto, perché a me piace tantissimo... quindi eccolo qui!

"Io non ho paura di niente, io sono il più forte di tutti". Quante volte aveva pronunciato queste parole durante la sua vita! Eppure in quel momento, James sentiva di avere paura e di essere debole come un ramoscello appena nato. Non sapeva se sarebbe mai uscito da quella situazione, ma la sua testardaggine non gli permetteva di cedere.

James aveva tredici anni in quel momento. Tutti dicevano che sarebbe stato un angioletto, se solo non si fosse lasciato coinvolgere in gruppetti di gente che definivano "pericolosa", ma lui trovava così affascinante il mondo di quella gente, dove tutti possono fare tutto e dove ogni cosa è piena di divertimento, ed era quasi impossibile per lui non lasciarsi trascinare un po' troppo in quei gruppi.

I professori della sua scuola gli avevano sempre detto di tenersi alla larga dai ragazzi che per sembrare grandi facevano stupidaggini come bere, fumare o addirittura rubare, e lui aveva provato a seguire il loro consiglio, ma niente, era più forte di lui il desiderio di frequentare quelle persone, anche perché alcuni di loro erano suoi cari amici.

Purtroppo James aveva cominciato a fumare a soli dodici anni, ma aveva capito che ciò che stava facendo avrebbe danneggiato solo lui, e così aveva provato a smettere. Lunghi mesi senza sentire quel così buon profumo di tabacco penetrare nelle sue narici l'avevano sfinito, era diventato irascibile e molti suoi compagni di classe avevano cominciato a stargli alla larga, tranne una persona.

Questa persona era una ragazza di dodici anni, che aveva provato una sorta di tenerezza e compassione fin dal primo momento in cui aveva visto James il primo giorno di prima media, quando lui si era messo a piangere perché aveva perso l'anno e si sentiva una vera schifezza davanti a tutti quei bambinetti che dovevano ancora compiere undici anni, così ingenui e disciplinati, in confronto a lui.

Quando aveva visto la prima lacrima sgorgare dall'occhio di James, quella ragazza aveva capito che lui era cosciente di quello che gli era accaduto, e che gli dispiaceva. Aveva pensato subito che quel ragazzo avesse bisogno di aiuto e si era ritenuta obbligata a fornirgliene. James e la ragazza, che si chiamava Ginevra, diventarono presto amici, anche perché la loro professoressa di lettere li aveva fatti sedere vicini.

Ginevra aiutava spesso James nelle cose che non riusciva a fare e lo pregava in continuazione di smettere di fumare e di bere. Lui però non voleva mai parlare di questo argomento e sviava spesso il discorso parlando d'altro. Da parte sua, Ginevra provava un senso di impotenza, perché non riusciva a controllare ciò che faceva James, anche se tentava di tutto per aprirgli gli occhi e tirarlo fuori dai guai. C'erano anche altri compagni di James che cercavano di distrarlo dai ragazzacci, intrattenendolo durante l'intervallo con lunghi discorsi o semplicemente impedendogli di allontanarsi dalla porta dell'aula. In quella classe tutti gli volevano bene, anche se lui non sempre se ne rendeva conto.

L'anno seguente, la scuola di James organizzò un'uscita didattica di una settimana in Grecia. In uno di quei giorni, la professoressa di geografia aveva deciso di portare i ragazzi della classe di James in visita in un'isoletta greca fatta quasi interamente di rocce e scogli. Nella fila per due organizzata dalla professoressa Ginevra fu affiancata a James, visto che erano i due più alti della classe. La ragazza fu molto felice di poter finalmente controllare quello zuccone del suo amico e assieme i due si divertirono molto, ridendo e scherzando.

Ad un certo punto James udì un rumore argentino, come di acqua che scorre, e sussurrò a Ginevra: "Lo senti? È il rumore di un ruscello. Adesso vado a cercarlo!" "No, non puoi!" la ragazza tentò di afferrarlo per un braccio mentre lui si staccava dalla fila, ma James le prese la mano e trascinò fuori anche lei. "Sei pazzo?!" urlò Ginevra quando i due furono abbastanza lontani dai compagni. "Beh, diciamo che un po' pazzo credo di esserlo, non fumo da due settimane ormai..." rispose il ragazzo sorridendo. "James! Avevi detto che non fumavi più da due mesi!" lo rimproverò la ragazza. "Dire non è fare." disse l'amico.

Ginevra sospirò. "Possibile che tu non riesca a ragionare nemmeno sulle cose più semplici?!" chiese provando ancora quel senso di impotenza. "Dai, non agitarti. Ti prometto che non lo faccio più, contenta?" disse James. Ginevra non rispose. Passarono lunghi istanti di silenzio in cui entrambi fecero delle riflessioni. "Cosa posso fare per aiutarlo?" si chiedeva lei, "Come posso smettere di fare una cosa che mi fa sentire così bene?" pensava lui. Nessuno dei due trovò risposta.

All'improvviso però un enorme, pesante pensiero occupò la mente di Ginevra; una cosa molto più importante del fatto che il suo amico fumasse. "James, dove siamo?" chiese avvicinandosi all'amico. "Ah, io non lo so mica!" rispose lui allargando le braccia, come se non fosse un problema suo. "No, caro mio, adesso mi dici perché hai voluto cercare quel ruscello e staccarti dalla fila, non ti sono mai piaciute le cose deboli e piccole come le meraviglie della natura primaverile, e poi sai benissimo che ci possono sospendere se non ci trovano e scoprono che siamo scappati apposta." disse la ragazza, tenendolo per un braccio e, questa volta, riuscendo a fermarlo mentre si accingeva scavalcare un masso.

"Non è vero che non mi piacciono le meraviglie della natura. È solo che non voglio che la gente sappia che apprezzo delle cose così infantili. Io volevo vedere quel ruscello, ma se tu non vuoi rischiare di essere sospesa e di perdere l'anno ripetendo il mio errore, io lo capisco. Se vuoi raggiungi gli altri e torna a casa. Io me la caverò da solo." confessò James abbassando la testa. "Io non ti lascerò qui da solo" gli disse Ginevra posandogli una mano sulla spalla "perché tu sei mio amico, e non posso prendermi la responsabilità di averti abbandonato." Il ragazzo sorrise. "Quindi adesso torniamo alla fila tutti e due." continuò l'amica.

Il ragazzo smise di sorridere. "Che cosa?! Pensavo che volessi venire con me, assecondarmi per una volta. Credevo che volessi anche tu trasgredire una piccola regola, guardare un ruscello e tornare dalla prof, ma invece niente. Tu sei solo una piccola studentessina perfettina e bravina, dici sempre la verità, sei sempre educata con i prof, non c'è una volta che non rispetti delle regole, a intervallo appena suona la seconda campanella sei sempre pronta davanti alla porta dell'aula, aiuti tutti, hai paura di tirare un pugno, non fai confusione durante le ore di arte, non ti permetti di lamentarti dei compiti neanche quando i prof non ci sono, ti demoralizzi se gli insegnanti non sono presenti a scuola o se c'è uno sciopero, tutti ti dicono che sei proprio una "brava ragazzina", hai fatto in modo che tutti diventassero come te, ma sappi che con me non ci riuscirai, perché io sono io e tu sei tu, noi siamo completamente diversi, e come io non voglio che tu diventi come me, allo stesso modo tu non puoi pretendere che io diventi come te. Quindi adesso tornatene pure dalla tua cara professoressa di geografia, tanto io non ho bisogno di una persona che continua a dirmi "non fare questo non fare quello!", perché mi è solo d'ostacolo" gridò James girandosi verso il masso che stava per scavalcare.

Ginevra scoppiò in singhiozzi. "Perché mi tratti così, James? Io cercavo solo di aiutarti. Tu non te ne sei mai accorto, ma è da due anni che cerco di tirarti fuori dai guai, e tu non ti fai mai aiutare, dici che è meglio se fai da solo, e guarda adesso come sei ridotto. Fumi e non riesci a smettere, rischi di essere sospeso per un ruscello e cerchi di liberarti della persona che ha tentato di proteggerti in tutto questo tempo. Sai cosa ti dico? Lo sai? Adesso ti dico che mi sono stancata di correrti dietro, hai tredici anni ormai e visto che pensi di essere abbastanza grande per difenderti da solo, io ti lascio qui a cercare il tuo caro ruscello che evidentemente per te è più importante anche della mia amicizia." Detto questo si voltò e se ne andò piangendo. Non sapeva nemmeno dove andare, poveretta, perché James l'aveva portata dentro ad un bosco intricato e pieno di massi rosa e rossi, in cui era impossibile riuscire ad orientarsi.

Il ragazzo, invece, aveva proseguito fidandosi dell'udito, seguendo il rumore dell'acqua. Camminò per un quarto d'ora, poi vide un piccolo ed innocente ruscelletto che si faceva strada tra i pietroni color mattone. "Bene" pensò "adesso me ne tornerò tranquillamente alla fila e mostrerò a quella brontolona di Ginevra che sono stato in grado di fare una stupidissima camminata in un bosco!".

Convinto di ciò che aveva appena progettato, James s'incamminò verso la parte più interna del bosco, fino a riconoscere il punto di sentiero in cui aveva lasciato la fila della sua classe. "Saranno andati avanti" pensò. Così camminò seguendo la stradina di ghiaia, fino a raggiungere Liam, il ragazzo che stava davanti a lui nella fila per due. "Prof, l'ho trovato!" urlò Liam appena vide James. La professoressa di geografia arrivò quasi correndo e subito chiese: "...e Ginevra dov'è?" il ragazzo la guardò spaesato. " Io...pensavo che fosse tornata qui da voi, prof." balbettò. "No, qui non c'è." Disse la professoressa, visibilmente preoccupata. "Su, non si allarmi, prof" provò a consolarla Liam "vedrà che la troveremo." Ma nemmeno lui era molto convinto di ciò che aveva appena detto. "Se vuole torno nel bosco e la cerco." Propose James. "Nemmeno per sogno! C'è il rischio che tu ti perda e faccia la sua stessa fine".

Poco dopo arrivò una guardia forestale greca tenendo fra le braccia una ragazza. Disse qualcosa in greco alla professoressa e lei rispose. "James!" chiamò. Il ragazzo arrivò immediatamente. "Tu che sei grande, per favore porta Ginevra in hotel, mettila nel letto della tua stanza e preparale una tisana calda, se è ancora viva." James guardò meglio la ragazza che stava tra le braccia della guardia forestale. Riconobbe il viso pallido, i capelli scuri, leggermente arricciati, gli occhiali da vista, anche la camicia bianca che indossava. Non c'erano dubbi, quella era Ginevra.

Mentre i suoi occhi cominciavano a riempirsi di lacrime, il ragazzo prese in braccio l'amica, e si incamminò verso il piccolo porto dal quale una barca lo avrebbe trasportato fino all'isola del Peloponneso, dove c'era l'hotel in cui alloggiavano lui e i suoi compagni di classe. Arrivò al piccolo porto stanchissimo, chiese di affittare una piccola barca a remi e che i soldi li avrebbe pagati la sua professoressa. Salì sulla barca a remi e adagiò delicatamente Ginevra in una panca di fronte a lui. Prese a remare. Le sue braccia erano molto stanche ma nonostante questo si sentiva obbligato a proseguire. Giunto alle coste del Peloponneso, lasciò la barca in un altro piccolo porto che comunicava con quello da dove l'aveva presa.

Sempre tenendo la ragazza tra le braccia, James si recò all'hotel. Entrò. Salì in fretta le scale, infilò una mano in tasca e afferrò le chiavi. Aprì la porta della stanza. Posò Ginevra sul suo letto. Avvicinò l'orecchio al suo petto e provò a sentire se il cuore batteva. E se non batteva? Non se lo sarebbe mai perdonato. Perché alla fine la colpa era solo sua. Non avrebbe dovuto scacciare via Ginevra. Avrebbe dovuto ascoltarla. Avrebbe dovuto seguirla, riportarla alla fila, avrebbe dovuto trattarla meglio, avrebbe dovuto fare tante cose che invece non aveva fatto e in quel momento sentiva di essere un vigliacco, a piangere sul corpo dell'amica.

"Io non ho paura di niente, io sono il più forte di tutti." Quante volte aveva pronunciato queste parole durante la sua vita! Eppure in quel momento James sentiva di avere paura e di essere debole come un ramoscello appena nato. Non sapeva se sarebbe mai uscito da quella situazione ma la sua testardaggine non gli permetteva di cedere. Lui voleva che la sua amica fosse vendicata. Perché se quel cuore non batteva, la colpa non era completamente sua. Chi aveva ucciso Ginevra? Questa domanda gli martellava il cervello.

"Ginevra! Ginevra, parla, ti prego!" chiamò piangendo. Nessuno rispose. Le ascoltò nuovamente il petto. Nulla. Poi notò delle schegge sull'occhiale destro dell'amica. "La guardia forestale aveva un fucile in mano o sbaglio?" pensò. Immaginò di nuovo l'uomo che aveva portato il cadavere di Ginevra. Aveva una divisa verde, con uno stemma sul braccio destro. E dietro la schiena aveva...sì, aveva proprio un fucile! Girò il corpo della ragazza. Una chiazza di sangue più o meno rotonda macchiava la camicia bianca.

Immaginò la scena: Ginevra che corre impaurita cercando di trovare la classe, all'improvviso la guardia forestale sente il rumore dei passi, pensa che sia un animale selvatico, spara e Ginevra viene colpita a morte sulla schiena. Cade in avanti, scheggiandosi gli occhiali. Dopo di che la guardia arriva per vedere la preda, scopre di aver ucciso una ragazza, la prende in braccio e la porta dalla professoressa, dicendo che l'ha trovata stesa in un bosco.

Molto probabilmente James non se ne rese subito conto, ma la sua teoria era vera. Infatti da grande divenne prima agente di polizia, poi investigatore. Gli fu proposto anche di essere guardia forestale, ma lui rifiutò senza pensarci due volte. La prima cosa che fece lavorando da investigatore fu risolvere il caso di Ginevra, la guardia forestale confessò di aver ucciso la ragazza e fu accusata di omicidio colposo.

Ancora oggi, nel cuore di James c'è un buco. Da quando è morta Ginevra, ha smesso di fumare e di bere, ma non si è mai perdonato per quello che ha provocato la sua ribellione. Ogni domenica si reca nel cimitero in cui è sepolta la sua amica e le chiede perdono per ciò che le ha fatto.

Nota dell'autrice: Spero che vi piaccia <3
Tanto love a voi e a Ricky (che poi sarebbe questo mio amico)...

Anna

Creative Commons License
Quest'opera è pubblicata con una Licenza Creative Commons e può essere copiata e ridistribuita per fini non commerciali e a patto di citare l'autore e la fonte.

Questo racconto è stato proposto al sito per la pubblicazione e accettato dopo un rapido controllo e ritenendo l'autore in buona fede. Qualora riteniate che i contenuti siano copiati da pubblicazioni di cui detenete i diritti, vi preghiamo di avvisarci.



Ti è piaciuto?

Fallo sapere nel forum!

Stampa e condividi!

Stampa questo racconto e fallo leggere ai tuoi amici, famigliari o allievi!