Il Gomitolo


Fiabe e racconti

A magic school: Reboot

Due Francy

capitolo 1 - 26/6/2016

Racconto scritto da Chiara

Era una normale mattina di settembre nella città di Solaria o almeno poteva sembrare normale.
Per molti studenti era arrivato il giorno più temuto, un fulmine a ciel sereno: l'inizio del nuovo anno scolastico. C'era un caos generale tra chi non aveva aperto un libro, chi era in ansia per gli esami di fine anno e chi cominciava un nuovo ciclo di studi.
Tra questi ultimi c'era Francesca, una ragazza di quattordici anni, nata e cresciuta con la sua famiglia in un quartiere benestante di Solaria. Aveva appena finito le scuole medie in uno dei più famosi istituti comprensivi della città e si accingeva ad iniziare il liceo. Non era particolarmente impaurita, ma sentiva un brivido lungo la schiena, quel po' di ansia che tutti hanno nell'iniziare una nuova fase della propria vita.

Francesca, chiamata amorevolmente Francy o amichevolmente Frà, era proprio una bella ragazza. Slanciata, sembrava riuscisse a toccare il cielo con un dito tanto era alta. I capelli lunghi, lisci e neri cadevano perfettamente sulla sua schiena e contrastavano moltissimo con i suoi occhi azzurri. Erano occhi ghiacciati che attiravano l'attenzione di chi la osservava. Quel giorno era vestita con la sua nuova uniforme: camicia bianca, gonna blu avio, calze alla parigina e un paio di scarpe nere verniciate. Tutto era decorato con la spilla raffigurante il logo della scuola.
Era molto inquieta, come non lo era mai stata all'inizio di un nuovo anno scolastico. C'era sempre stata un po' di emozione ma appunto, era emozione. Questa volta era inquietudine vera e propria.
Eppure non aveva nulla di cui preoccuparsi: andava bene a scuola e non aveva mai avuto problemi né con i compagni né con i professori.

Sapeva che in quella scuola c'era sempre stato qualcosa che la distingueva dalle altre, che evidentemente riusciva a percepire solo lei.
Ne aveva avuto la conferma svariate molte, ma quella che le rimase maggiormente impressa accadde precisamente un anno prima: era uscita dalla sua aula per andare in bagno quando cominciò a sentire dei passi. All'inizio erano appena accennati, poi si fecero sempre più fitti e forti. Francesca cominciò a camminare a passo svelto e cercò di mantenere la calma, pensando che non c'era solo lei nella scuola. Quei passi rimbombavano nella sua testa e più li sentiva e più avvertiva un pericolo in agguato. Fece un profondo respiro, prese coraggio e si girò. Vide una figura quasi trasparente, non particolarmente definibile, che le volgeva la mano dicendo: -"Vieni con me"-. Francesca si girò dalla parte opposta ma si sentì tirare. Cercò di ignorare quella sensazione e continuò il suo percorso. Si sentì soffocare mentre udiva ancora quella voce innocente e allo stesso tempo ingannevole. In quel momento Francesca era nel panico, pensò che sarebbe morta nelle grinfie di quel misterioso spirito. Animata dall'amore per la vita spinse via le mani dello spirito che quindi le si materializzò davanti agli occhi: era un ragazzo dai capelli corvini, pelle chiarissima ed iridi né castane, né azzurre e neppure verdi. Erano nerissime, due buchi neri conficcati nelle pupille di quel ragazzo che non dimostrava più di sedici anni.
Rivolse uno sguardo a Francesca, incredula. Allora puntò i suoi occhi contro i suoi. Francesca si sentiva mancare, come se stesse appassendo piano piano. Capì che quel ragazzo, per un qualche motivo a lei ignoto, voleva ucciderla. Lei, ancora una volta, non si arrese. Guardò il ragazzo dritto negli occhi e fu allora che accadde qualcosa di incredibile: un lampo di luce accecante colpi il ragazzo che stramazzò a terra. Poi scomparve. Francesca guardò l'orologio: non era passato neanche un minuto, come se dopo la comparsa di quello spirito il mondo si fosse fermato per ammirare la loro surreale battaglia. E no, questa volta non pensava di avere le allucinazioni. Era stato fin troppo reale per poter essere solo una fantasia della sua mente. Cercò di scacciare quel pensiero dalla testa, ma continuò a perseguitarla per molto tempo e neanche le vacanze estive riuscirono a distrarla.

Ora che stava per iniziare il liceo era ancora più spaventata e pensava a cosa potesse accaderle.

Uscì di casa alle sette e mezza del mattino e percorse un breve tratto di strada prima di arrivare nel posto che più temeva. Era un edificio enorme, che comprendeva elementari, medie e superiori. Quell'anno doveva entrare nel portone che si rivolgeva verso la biblioteca scolastica, uno dei pochi posti dove non le era mai successo nulla di strano. Per questo si sentì leggermente sollevata.
Davanti all'ingresso incontrò le sue amiche storiche, inseparabili fin dalle elementari. Erano Delia, Sofia, Laura, Claudia e Cattleya. Francesca cercò di sbarazzarsi dei pensieri angosciosi che si era fatta e parlò insieme alle altre del più e del meno, di quali materie avevano scelto di studiare quell'anno, ecc. Erano comprensibilmente agitate: iniziava una nuova fase della loro vita in cui sarebbero diventate responsabili delle proprie azioni e delle proprie scelte.
La campanella suonò e un mare di ragazzi e ragazze si fiondò nel portone d'ingresso, tutti diretti verso l'aula magna della scuola dove si sarebbe tenuto il solito discorso di inizio anno, durante il quale il preside augurava a tutti gli studenti un buon anno e avvertiva chi avrebbe fatto gli esami. Discorso che occupava almeno un'ora dato che il preside si dilungava con le parole.

Quel giorno però accadde una cosa stranissima: gli alunni, entrati nella grande aula, non trovarono nessuno. Pensarono che il preside fosse in ritardo, cosa assolutamente normale. Ma dopo mezz'ora cominciò a diffondersi il panico. I bidelli, cercando per tutta la scuola e chiamando la sua famiglia non ottennero risposte: il preside era scomparso. Allora i ragazzi impazzirono, pensando che la scuola fosse sotto attacco. I professori cercarono di tranquillizzarli, anche se erano agitati quanto loro.

Delia, Francesca, Laura, Sofia, Cattleya e Claudia erano sconvolte, quasi incredule. Non era mai successa una cosa del genere, ma mantenerono la calma.
Laura, stressata dal clima di tensione e dalle urla degli altri studenti, riuscì a sgattaiolare fuori dall'aula magna e si mise alla ricerca di qualcosa che potesse ricondurre al preside. Tutte le altre la inseguirono e la stavano per prendere per i capelli.
-Ma cosa ti viene in mente? Sei impazzita?- chiese arrabbiata Delia.
-Volevo solo cercare degli indizi.- rispose sabbatica Laura.
Francesca era ancora più spaventata di prima: e se fosse stato proprio quel ragazzo? No, non poteva essere. Quella era solo una sua fantasia.

L'idea di cercare degli indizi, anche se rischiosa, coinvolse tutto il gruppo che setacciò, cercando di non farsi vedere, ogni singolo angolino della scuola. Risultati? Zero. Nel caos generale le ragazze uscirono dalla scuola per fare altre ricerche.
Proprio in quel momento venne fatto l'appello e mancavano esattamente sei ragazze, tutte e sei delle matricole. Urla di terrore riecheggiarono tra gli studenti. Prima il preside, poi quelle studentesse. Cosa stava succedendo? Chi sarebbe scomparso poi?

Le sei ragazze in realtà erano ancora all'interno della scuola, solo in un'altra stanza. Si accorsero dell'appello ma non fecero in tempo a presenziarvi.
-Possiamo fingere di essere state rapite dagli alieni.- disse Cattleya sarcastica
-Dobbiamo trovare una soluzione perché se scoprono che siamo scappate per diletto ce la faranno pagare.-
Pensarono allora di inscenare un rapimento. Lasciarono alcuni loro effetti personali sul pavimento, in modo non troppo preciso per far capire che c'era stata una colluttazione. Poi corsero verso la palestra della scuola e si rifugiarono nel ripostiglio. Erano le dieci passate e la scuola era ancora nel caos più totale. Si potevano sentire le urla e i pianti di tanti studenti, grandi e piccoli.

Cattleya sentiva che qualcosa sarebbe andato storto da un momento all'altro. Mentre tutte le altre parlavano sussurrando, lei stava in silenzio. All'improvviso ebbe una visione: una nube nerissima, fitta, che si stava avvicinando verso le altre. Incredula si stropicciò gli occhi, pensando di avere le traveggole, ma quella strana nube era ancora presente e si avvicinava. Andò nel panico: non sapeva cosa fare. Poi vide Francesca scomparire, quasi dissolvendosi. Quella nube la stava portando via! Allora Cattleya, quasi d'istinto, prese la mano di Francesca e la trascinò via. Farlo le richiese uno sforzo immenso: sentiva tutte le sue energie consumarsi, come se un qualcosa o qualcuno volesse svuotarla. Con le sue ultime forze si pose davanti a Francesca.

La nube scomparve. Cattleya crollò a terra, ma nessuno sembrava notarla. Anzi, Francesca era ancora lì che parlava con Laura. Sembrava che non fosse successo nulla. Però Cattleya sentì le mani bruciare. Fu allora che si accorse delle ustioni che erano comparse. Quelle mani, così delicate, avevano cercato di resistere a una forza forse troppo grande. A fatica ci riuscirono e ne portarono le ferite. Bruciavano ancora, come se l'energia della ragazza stesse cercando di uscire dal suo corpo.

Le altre ragazze non si erano ancora accorte di nulla, come se si trovassero in un'altra dimensione.
Ad un certo punto sentì una voce familiare. Francesca! Era la sua.
La sentiva in lontananza quando in realtà non erano distanti neanche di un metro. Notò che il suo corpo era immobile, la sua bocca non proferiva parola.
Cattleya si guardò intorno e vide la stanza allungarsi. Fu allora che notò Francesca come sembrasse distante quasi un chilometro da lei.
Sentiva la sua voce cercarla. Allora alzò le sue mani, che le bruciavano ancora, provando a rispondere alla sua voce. Francesca finalmente la riconobbe e corse verso di lei.

Ma dov'erano? Cosa stava succedendo? Perché sembrava tutto così reale?

Le due ragazze si corsero incontro anche se le separavano solo pochi centimetri. Quando si abbracciarono Cattleya provò una strana sensazione: si accorse che non riusciva a percepire le braccia, la schiena, il corpo di Francesca. Riusciva a vederla ma non a percepirla. L'amica stava scomparendo davanti ai suoi occhi! Fece per portarla con sé ma nulla: era scomparsa.
Così pensò di non essere riuscita a salvarla e sentì le lacrime scorrerle lungo le guance.
Ma allora quello era un addio? Una dimensione extra-terrena dove i vivi comunicavano con i morti?

Cattleya cercava di darsi una risposta ma non ci riusciva, era tutto troppo surreale. Tornò per un momento sulla Terra e vide ancora tutte e cinque le sue amiche, compresa Francesca. I suoi occhi erano aperti ma assenti, spenti. Come se fosse laggiù fosse presente il suo corpo ma non la mente e con lo spirito.
Provò a chiamarla. Non rispondeva. La chiamò ancora. Fu allora che tutte le altre si accorsero che Francesca era assente. Pensarono subito fosse morta, ma il suo cuore batteva ancora.
Dov'era? Lei dov'era?

In quel momento qualcuno le stava osservando dall'alto, da un'altra dimensione.
-Maestro, siete sicuro di voler affidare a loro questo incarico?-
-Assolutamente sì.- rispose una voce bassa e profonda.
-Ma perché? Anche se sono le prescelte non sono degne di ricoprire un ruolo così importante!- domandò una voce femminile, acuta e stridula.
-Credo che soffra di invidia, maga Irina. Queste ragazze sono destinate a quel ruolo e hanno le capacità per poterlo sconfiggere.-
-Da quando è tornato nessuno è riuscito ad annientarlo. Figurarsi se queste sei mocciose ci riusciranno!- affermò maga Irina, con una evidente acidità
-Confermo la mia ipotesi. -disse il Maestro- Soffre di invidia acuta. Queste ragazze saranno in grado di fare grandi cose.-

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