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Fiabe e racconti

Il giorno di Bianchina

Racconto scritto da don Nereo

Bianchina era una nuvoletta paffuta, morbida e, naturalmente, bianca come un batuffolo di cotone, come un fiocco di neve. Era nata col sorgere del sole, si era truccata appena con un soffio di cipria rosa ed era corsa allegra per il cielo, curiosando ogni collina e ogni villaggio.

Si sentiva la padrona dell'aria e si gonfiò d'orgoglio sopra i campi. I contadini la guardarono preoccupati vedendola abbassarsi piuttosto minacciosa sulle messi. Bianchina se la rideva vedendoli correre affannati ad ammucchiare il fieno e a stendere la rete antigrandine sulle viti e sull'orto. Poi qualcuno le indirizzò contro alcuni razzi che le scoppiarono addosso lacerando il suo vestito. Un po' sdegnosa e un po' pentita per avere spaventato quei poverini, se ne andò su altre terre.

E intanto pensava che la sua vita forse non era quella di correre qua e là per il cielo senza ragioni, né di spaventare i contadini. Certo ogni cosa nella creazione ha il suo posto e il suo motivo d'essere. Tutto prende parte a un insieme di belle cose, come ogni nota che si accorda alle altre per ottenere una bella musica.

Quando si trovò sopra terreni assetati capì che era il momento di regalare un po' della sua umidità. Fu felice di vedere i volti sorridenti dei contadini che si godevano il ticchettio della sua pioggia, le mani applaudenti dei bambini, le foglioline del prato rizzarsi rinvigorite...

Si sentì più leggera e si levò più in alto verso il sole. Nelle ore più calde pensò bene di fare da ombrello d'ombra, almeno per qualche minuto, a dei muratori grondanti di sudore. Così, partecipando alla vita della terra, giunse al tramonto e, cullata dalla brezza, si distese all'orizzonte verso occidente mentre il sole dal faccione rubicondo la rivestiva di un velo d'oro e di porpora.

Attendendo la notte, Bianchina ormai sonnacchiosa rivide le ore del giorno e, di fronte allo sfilare dei volti sorridenti di uomini e cose quando lei discretamente regalava pioggia e ombra, concluse che la vita è un magnifico dono che va condiviso perché solo così nasce la felicità.

Mentre si addormentava sentì ancora la voce di un vecchio seduto sull'aia che, smettendo di lanciare nell'aria nuvolette bianche tratte dalla sua pipa, guardando il vestito vermiglio di Bianchina, diceva forse a se stesso:
«Rosso di sera, bel tempo si spera...»

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