Il Gomitolo


Fiabe e racconti

Il cappello del nonno

Racconto scritto da don Nereo

Pioveva. La piccola Miriam si era rifugiata a giocare sotto il porticato. A un tratto una fresca gocciolona la picchiò sul collo e le scivolò piano lungo la schiena. La bimba, con uno scossone indispettito, si girò a guardare in su e vide il cappello del nonno appeso a un grosso chiodo.
«Ah! Sei stato tu, brutto dispettoso!», sbottò Miriam.
«Scusa; non ce la facevo più a trattenere le gocce che ho bevuto per riparare il tuo nonno dallo scroscio che l'ha sorpreso nel campo», rispose umilmente il povero cappello.

Non meravigliatevi, bambini, se un cappello parla. Quasi tutte le cose parlano, specialmente ai piccoli. Il guaio è che spesso non le stiamo ad ascoltare.

Sempre indispettita, Miriam ribatté:
«Bell'affare! E sei anche tutto sporco; così mi hai bagnata con acqua sudicia! Potevi almeno approfittare della pioggia per darti una bella lavata.»
«Eh no! Anche se sono sgualcito e macchiato ci tengo alla mia ricchezza».
«Mi fai ridere. Quale ricchezza, se sei così mal ridotto?»
«Sono incrostato dal sudore del tuo nonno, macchiato dalle sue mani callose sporche della terra che lui ama, dell'erba che lui accarezza, del sapore degli attrezzi che lui maneggia. Questa è la mia ricchezza perché è il succo della sua fatica e del suo amore per la famiglia e per i campi».
«Non ci avevo riflettuto; quasi stavo pensando di lavarti. Ma forse sarà meglio che dica al nonno di comprarsi un nuovo cappello».
«Mi faresti il più gran dispetto e lo faresti anche al nonno perché è affezionato a me... e poi, un cappello nuovo costa parecchio».
«Hai ragione; potrei contribuire anch'io: ho diversi soldini nel mio salvadanaio».
«E chi te li ha dati?»
«Papà, mamma; parecchi anche il nonno, ogni domenica, perché mi possa comperare le paste o i gelati...».
«Pensa quanto valgono i tuoi soldini. Valgono anche il sudore che io trattengo in me gelosamente. Quando li spendi ricordati anche di me e li userai bene.»
«Tu sei mal ridotto, ma sei più prezioso del mio salvadanaio!»

Il cappello non rispose, abbassò ancor più la falda e lasciò cadere due limpide e luccicanti gocce sulle mani di Miriam. La piccina le guardò, pensò che forse erano due lacrime di commozione e se le strofinò silenziosamente nelle palme.

La domenica successiva quasi quasi il nonno andò alla Messa grande col suo vecchio cappello da lavoro: La nonna riuscì a malapena a dissuaderlo e a cacciargli sui capelli ormai tutti bianchi il suo bel cappello festivo. Perché il suo strano tentativo? Molti se ne accorsero il lunedì. Prima di uscire, il nonno afferrò con una strana gentilezza il suo cappellaccio, se lo mise vistosamente sulle ventitré, poi si avviò verso i campi deviando però per la piazza e la attraversò impettito alla garibaldina.

La vecchia e sfilacciata frangia del cappello era ben rammendata e portava ricamata una scritta: «Ciao nonno». Sull'aia, Miriam e il nonno si strizzarono l'occhio e si avviarono tenendosi per mano.

Io non so se i cappelli hanno la bocca, ma quel giorno il cappello del nonno, lassù in alto come su un trono, sorrideva.

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