Il Gomitolo


Fiabe e racconti

I due chicchi di grano

Racconto scritto da don Nereo

Dopo la trebbiatura, il contadino portò sul granaio i suoi preziosi sacchi di grano e li rotolò sul tavolato per accatastarli in bell'ordine. Un malaugurato chiodo sporgente si infilò nelle maglie di un sacco e creò un foro da cui sfilò un rigagnolo di chicchi. Due di essi ruzzolarono un po' scostati dagli altri e una tarda sera furono investiti da un raggio di luna: per magia o per miracolo i due cominciarono a ragionare e a parlare proprio come due esseri umani.

Dopo i primi commenti sbalorditi si dissero: «E ora che facciamo?» «Io - disse il primo - penso proprio che andrò in un campo arato e dal terreno grasso perché so che lì è il posto di ogni seme». L'altro rispose: «Ma tu sei pazzo! Là sprofonderai e soffocherai; e poi c'è l'umidità che fa male ai semi, li fa morire. Sarà la tua morte! Io rimarrò qui all'asciutto e mi assicurerò la salute». «Come vuoi - replicò il primo - Io penso che il nostro posto giusto sia là nel campo e io ci andrò!». «Fa' come ti pare, matto. Se vuoi rovinarti fallo pure».

Così il primo chicco si avviò deciso verso un bel campo. Il secondo, rimasto solo, si accostò agli altri chicchi al calduccio e all'asciutto. Visse abbastanza a lungo e tranquillamente finché un giorno il contadino salì in granaio, si caricò in spalla un sacco dopo l'altro per portarli dal mugnaio. Quando sollevò il sacco bucato, vide il rigagnolo dei chicchi usciti. Con pazienza cucì il sacco, raccattò quei grani perché sapeva bene che non bisogna sprecare nemmeno una briciola dei doni di Dio, e andò al mulino. Fu così che il nostro chicco si sentì stritolato dalla macina e divenne farina.

Intanto il primo chicco era giunto nel campo ed era avanzato tra le zolle brune e umide. Cominciò a sprofondare e pensò di tornarsene indietro, ma rifletté che ogni seme è fatto per restare nel terreno e quindi strinse i denti e avanzò... finché non sprofondò. Si sentiva soffocare, lo prese la paura, pensò al solaio asciutto, ma resistette al suo posto. Infine si sentì attanagliato dal freddo, corroso dall'umidità e fu all'ultimo respiro. Si disse: «È la fine: ora morirò!»

Ma proprio mentre avvertiva le sue membra spaccarsi, s'accorse di un calore nuovo nel suo cuore che si ingrossava e palpitava più che mai.

«Che cosa mi sta succedendo?», si chiese e rimase a osservarsi stupito. Il suo cuore dilatato lentamente faceva sporgere un tenero germoglio candido che irresistibilmente forò il terreno. Rivide il sole, si rivestì di una brillante tunica verde e crebbe, crebbe... E poi sulla cima dello stelo si formò una piccola spiga con tanti minuscoli chicchi che si rigonfiavano ogni giorno di più.

Il chicco era estasiato della sua nuova vita e, dondolandosi sotto il sole nella brezza di maggio, ripeteva a fiori ed erbe e a tutti quelli che gli passavano a tiro di voce, il suo entusiasmo e la sua gioia.

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