Il Gomitolo


Fiabe e racconti

Andrea l'Africano

Racconto scritto da don Nereo

Andrea era molto vivace, ma anche un po' monello. Non bastavano i richiami dei genitori e della maestra. Amava molto le corse in bici, i gelati e i pop-corn, le sassate ai lampioni e la televisione. Amava anche i genitori, diceva lui, ma obbediva poco. Gli altri poi non contavano; glielo aveva detto anche il parroco quel pomeriggio, quando, durante il catechismo, aveva mostrato con diapositive la miseria dei bambini africani.

Il mattino seguente fu tragico: Andrea si svegliò su una stuoia dentro a una capanna nel bel mezzo dell'Africa. Saltò su spaventato vedendosi seminudo, ma soprattutto con la pelle nera. «Buongiorno; bene alzato», gli dissero papà e mamma, neri anche loro. «Come mai siamo neri?», chiese Andrea ancora spaventato. «Ma bambino mio! Siamo neri da quando siamo nati».

Andrea, balbettando, piangendo, gridando, tentò di spiegare che la sera prima erano bianchi, in Italia, in una bella casa... I poveri genitori cercarono di calmarlo e consolarlo dicendo che forse aveva sognato. Così Andrea dovette conoscere e affrontare la dura vita del suo villaggio. Niente gelati, niente bicicletta, niente televisione, niente telefonino. Un miserello pasto di mezzogiorno e solo qualcosa che voleva dare l'idea della colazione e della cena. A scuola non ce la faceva a impegnarsi; a giocare non si divertiva senza videogiochi; in casa... era come essere all'aperto. Poverino! Continuava a ripetersi: «Io non sono africano, io sono abituato diversamente. Questo è un sogno; voglio svegliarmi!».

Ma i giorni passavano amari e tristi. Una domenica ci fu grande fermento nel villaggio: doveva arrivare il missionario con i doni offerti dagli amici italiani nella Giornata Missionaria Mondiale. Il missionario arrivò, ma tristemente spiegò che quell'anno, chissà perché, i suoi amici italiani non gli avevano inviato niente, proprio un bel niente. Andrea, che aveva sperato di ricevere almeno qualcosa, una focaccia o forse un gelato o addirittura una televisione o perlomeno una radiolina, scoppiò in urla e pianti e cominciò disperatamente a picchiare la testa contro una palma dove stava maturando l'ultima noce di cocco. Per gli scossoni, la noce si staccò e andò a centrare la testa di Andrea che... si svegliò a lato del suo bel letto da cui era caduto facendosi un bernoccolo in fronte. Sì, era stato un sogno, un bruttissimo sogno!

Ciao, ragazzi.
Cosa? Volete sapere ancora di Andrea? In poche parole vi accontento. Oggi è un giovanottone che chiamano «Andrea l'Africano». Non per via del sogno; è che ha mille iniziative per fare raccolte per i poveri e specialmente per i paesi africani. Organizza la Giornata Missionaria Mondiale, la pesca pro missioni; gira con la cassetta pro missioni. Non mangia più gelati e mette da parte i suoi risparmi. Nella sua modesta stanzetta ha una noce di cocco.
«L'ho comprata perché mi ricorda qualcosa», mi ha detto. E poi: «Fra tre anni sarò prete e poi missionario in Africa. Mi darai una mano per i miei africani?».

Lo chiede a tutti, caro Andrea l'Africano. Gli ho risposto di sì, naturalmente!

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