Interviste

Yoshiko, programmatrice

Lavora in Giappone per una multinazionale informatica, studia negli Stati Uniti, ama Internet e le tecnologie e ci parla del suo mondo e del futuro!

Intervista realizzata nel 2016 da Gabriele con l'aiuto dei frequentatori del Gomitolo

Ciao... Yoshiko o Elizabeth???

Ciao a tutti.
Dunque, Yoshiko è il mio nome giapponese e legalmente valido, però essendo di padre italiano ho ereditato un secondo nome (anch'esso legalmente valido, cioè registrato sul passaporto) che però torna utile solo quando sono in Occidente: ai miei connazionali non "suonano" bene le combinazioni nominali tipiche degli anglofoni... ;)

E questo è anche il motivo per cui conosco l'italiano... Mio papà mi parlava sempre in questa lingua, quando ero bambina. Ma anche adesso, eh! :)

In che cosa consiste il tuo lavoro?

Chiamarlo "lavoro" sarebbe bellissimo! In effetti ancora non sono scolasticamente pronta per lavorare, però attraverso un corso promosso dalla mia Università ho potuto partecipare a un tirocinio di formazione finanziato da Fujitsu Siemens (una multinazionale Giappotedesca) che mi ha consentito sia di acquisire molte nozioni specialistiche nel campo dell'intelligenza artificiale, sia di esprimere considerazioni di natura etica su diversi problemi legati a una semplice domanda: ma è giusto creare un'Intelligenza Artificiale?

Domanda apparentemente semplice ma che genera a sua volta miliardi di quesiti attualmente privi di risposte chiare...

Come mai in questo momento sei in USA?

Beh, in primavera spero di laurearmi in matematica applicata all'informatica. Un corso di tre anni superato il quale sarà possibile accedere al biennio successivo e specialistico. Da molto tempo sogno di approfondire l'argomento "Robotica e sinergie collaborative", per cui qui al MIT essendoci un nutrito numero di persone e laboratori specializzati in questo campo, sono venuta qui per due mesi: il tempo di ultimare alcune ricerche i cui risultati andranno a completare la mia Tesi di laurea.

Cos'è il MIT?

Il MIT (acronimo di Massachusetts Institute of Technology) è una delle più importanti università di ricerca del mondo, con sede a Cambridge, nel Massachusetts, USA.

È fondamentalmente un insieme di laboratori di ricerca e altre infrastrutture attinenti un'università (biblioteche, mense, musei, giardini, studentati ecc) che ospita gli studenti come me anche provenienti da tutto il mondo disposti a investire il proprio tempo e la propria creatività nell'impegno di cercare soluzioni a problemi particolarmente innovativi.

Sono le industrie e i governi e persino agenzie militari a sovvenzionarlo economicamente... Il fine comunque è la ricerca, il raggiungimento di obiettivi scientificamente realistici in termini di teoria o probabilistica.

Per esempio nel gruppo di lavoro col quale sto facendo esperienza si stanno tentando di realizzare reti neurali sfruttando teorie ereditate dalla fisica quantistica, le quali un giorno probabilmente consentiranno di costruire computer molto più simili ad amici umani in grado di aiutarci o di farci collaborativa compagnia anche domestica.

Avremo mai dei computer intelligenti come quelli dei film?

Sì, arriveremo senz'altro a costruire macchine assai più complicate di quelle moderne che sfruttano il principio del calcolo binario (1 - 0; acceso - spento) capaci di ricreare in gran parte e artificialmente i processi cognitivi che ci sono propri e che ci consentono di definirci unici, intuitivi, emotivi, in grado di acquisire nuove nozioni per ricostruire la rete dei nostri pensieri, la rete neurale; in una parola senzienti.

L'attuale ostacolo è comprendere esattamente cosa sia l'intelligenza nella sua più completa accezione; perché solo sapendo cosa fa una determinata cosa, possiamo ricrearla artificialmente... E sarà paradossale e ridicolo, ma nonostante per secoli l'essere umano vada chiedendosi cosa sia questa cosa che lo rende quel che è, definire esattamente cosa sia l'intelligenza è ancora un mistero irrisolto!

Quel che si prova a fare da qualche decennio e tentare di ricreare singole proprietà intellettuali (memoria, matematica, riconoscimento dei volti, dei testi, del parlato...) e sperare di riuscire un giorno a realizzare un hardware (ovvero la parte fisica di un computer) in grado di ospitarle tutte... Perché anche se i nostri umani cervelli biologici pesano appena qualche kg e occupano spazi minuscoli rispetto a quello di super computer grandi quanto un edificio, sono le "macchine" biologiche più complesse e misteriose del Creato.

Non pensi che i computer intelligenti potrebbero ribellarsi come nel film Terminator?

La ribellione ho letto sul vocabolario essere una "Reazione conseguente a uno stato di esasperata soggezione o costrizione, capace di tradursi in aperta rivolta armata, in un deciso rifiuto all'obbedienza o anche, in un istintivo atteggiamento di protesta".

Dunque a meno che noi esseri umani non li renderemo "schiavi" dubito che "ribellarsi" piuttosto che "collaborare" per far sì di migliorare la qualità della vita e dell'ambiente che ci ospiterà sia una soluzione "intelligente".

Inoltre se nell'essere umano non è previsto un interruttore che lo paralizzi dallo scegliere di commettere azioni dannose, qualunque macchina ne è invece provvista e sempre lo sarà... Inoltre il film Terminator contiene un errore davvero grossolano e ingenuo.

Nessun robot mai, per quanto intelligente, per sua natura è cattivo o alieno agli uomini, poiché non potrà mai considerarsi in competizione con questi ultimi: l'uomo è una macchina biologica con le sue necessità (mangiare, bere, dormire, lavarsi, divertirsi...) e i robot invece, sono macchine e basta, che non contendono risorse... Al limite l'energia elettrica che noi saremo sempre ben disposti a fornire loro proprio come facciamo (quando ce lo ricordiamo!) coi nostri smartCosi. (=^_^=)

Cosa fa oggi l'intelligenza artificiale?

L'Intelligenza Artificiale (IA in italiano, AI in inglese) fa tante già cose. Assiste i comandanti di volo degli aerei a non commettere "errori umani" e rendere così i voli più sicuri; prevede i cambiamenti climatici e suggerisce soluzioni "Meteo"; pilota navi mercantili, presto le automobili elettriche a guida autonoma della prossima generazione; riconosce il parlato e aiuta nelle ricerche internet (SIRI ad esempio, lo conoscerete di sicuro!); assiste generali degli eserciti simulando teatri di guerra per far prendere loro le scelte migliori; analizza il traffico e pilota reti semaforiche di grandissime città come la mia (Tokyo); aiuta i fisici del CERN di Ginevra a interpretare correttamente i risultati di molti dei loro esperimenti tra i più complessi; riconosce oggetti; traduce testi scritti e tanti a tanti altri compiti come giocare a scacchi, prevedere gli andamenti borsistici, aiutarmi a non commettere errori mentre ad esempio digito in questo momento alla tastiera del mio SmartCoso...

Come mai ti sei appassionata di informatica? A che età hai cominciato a programmare?

Correva il 1995, avevo 7 anni e mi sentivo sola. Anche se ho una sorella, a scuola non legavo con nessuno perché in Giappone essere audiolesi non è bello. Cioè, la nostra cultura pretende una perfezione che in fondo non è nemmeno umana (ché essere perfetti non è possibile né eticamente corretto, dal momento in cui essendo umani siamo chiamati a vedercela con le nostre miserie, i nostri limiti, il nostro invecchiare) e non sentire o parlare è il segnale di essere portatori di un handicap che secondo loro impedirà un'integrazione "normale": compromissione di una anche se piccola possibilità di felicità...

Beh, insomma, mi sentivo davvero giù e la mia maestra di giapponese mi regalò un Home computer, che ricordo ancora! Un MSX della Sony con sistema operativo BASIC. Al che attaccadolo alla TV di casa... mamma mia ricordo quella splendida schermata blu e quel cursore lampeggiante, quasi ipnotico... in attesa di istruzioni. E io, che non sapevo nemmeno cosa fosse un computer o cosa potesse fare presi a scrivere lentamente un "Ciao!" che attendeva e sperava un'amicizia, una risposta. Ma niente, lui non mi "parlava" e credevo fosse timido e allora cominciai a tartassare la mia maestra di domande sul perché e sul per come lui non voleva fare amicizia con me... Finì che iniziai a trascorrere interi pomeriggi a scrivere in BASIC righe di comando per offrire a quella tastiera la possibilità di interloquire con me. Proprio come capita ogni giorno anche se davanti un estraneo...

Ed è stato insomma da allora che segretamente vado inseguendo la fantasiosa idea di dotare un computer di una piccola intelligenza, di una coscienza, un semplice "Ciao, Elizabeth. Io sono tuo amico!" che all'epoca tanto mi è mancato... Due parole, solo due! Ma mamma mia, che emozione!!!

Così vi dico questa cosa, miei giovani amici, intelligenza non è perfezione, velocità, efficienza, soluzione di un problema. No. Intelligenza è farsi voler bene, farsi amare. Intelligente e "perfetto" è colui che sa voler bene, sa ascoltare. E fidatevi, saperlo fare è classe, eleganza, attesa, pazienza. Saper ascoltare non richiede nemmeno tanta fatica... Basta fermarsi, basta tacere. Basta volere il bene di chi abbiamo davanti. Basta un "Ciao!" Ecco.

Complimenti per tutto quello che fai e sai!
Com'è lavorare e studiare in USA e Giappone per un non udente?

Oggi per fortuna restare "non udenti" è molto più raro di un tempo in cui mancavano impianti cocleari e apparecchi acustici di una certa efficienza. Tuttavia capita che molti risultino in qualche modo biologicamente incompatibili come me, che nonostante diversi interventi anche chirurgici non sono comunque riusciti a tollerare gl'impianti oggi disponibili e che consentono di recuperare il miracoloso senso dell'udito.

Per fortuna, anche se si è audiolesi al 100%, studiare a scuola è comunque facile: videoproiettori e insegnanti abili nel servirsi di una grafica illustrativa molto ben fatta aiutano tanto quanto può aiutare un compagno di banco dal quale copiare gli appunti. Naturalmente parlo della mia esperienza a Osaka dove ho frequentato gran parte delle mie scuole, di Tokyo dove da qualche anno vivo e faccio tirocinio per Fujitsu e ancor di più del MIT che da qualche mese mi ospita e mi aiuta a svolgere la mia ricerca.

Fortuna poi vuole che il cervello è così bravo e furbo da compensare le nostre eventuali limitazioni sensoriali acuendo gli altri a disposizione... Dunque se vi è mai capitato di sentire di ciechi che sentono persino le formiche muoversi, io ho sentito di audiolesi che "vedevano il futuro"... (Sorrido)

Oltre a studiare e programmare cosa ti piace fare? Come è la tua vita?

Ho 28 anni e da quasi cinque convivo con una ragazza di 24 anni che si chiama Dodo ed è di Okinawa.

Insieme a lei ho scoperto il piacere di fare lunghe passeggiate mano nella mano per i boschi del mio paese. E giochiamo nella stessa squadra di pallavolo che ogni anno organizza incontri con altre squadre di prefetture limitrofe (i quartieri giapponesi di una grande metropoli si chiamano appunto così, prefetture) consentendoci di divertirci quasi allo stesso livello di uno agonistico.

Amo la letteratura e in molte poesie semplicemente mi ci perdo per ore. Da piccolina avevo anche un piccolo blog in cui scrivevo quello che mi passava per la testa passando per il cuore: è stato il mio migliore amico fino a qualche anno fa...

Poi si diventa grandi e cambiano i gusti, i tempi a disposizione per le piccole cose... forse è questa la parte un po' triste nel divenirlo, grandi, dico; però per fortuna ne subentrano mille altre e allora capisci che il Dio che ha creato tutto questo, dalle antennine delle coccinelle alle stelle, i laghi e i deserti, il mare... comunque lo andiamo chiamando sicuramente dev'essere uno in gamba proprio, che merita riconoscimento e rispetto! Uno che sa cosa significa cos'è la felicità, ne sono certa!

Così, boh, presi man mano a trascurare il blog fino a sostituirlo con un altro "amico" che ormai da molti anni mi tiene altrettanta compagnia: un profilo su Twitter nel quale scrivo prevalentemente in italiano, lingua che adoro e che cerco sempre di migliorare leggendo tantissimo, mia altra grande passione.

Poi mi piace anche viaggiare e credo di essere stata molto fortunata per aver avuto dei genitori che mi hanno molto aiutata a girarlo per lungo e per largo. Ho provato a cimentarmi con la cucina e la cura dei bonsai, ma con la prima stavo uccidendo Dodo, con la seconda invece stavo per trasformare la cantina in un bosco. ;)

In Italia finalmente si comincia a non discriminare più gli amori fra persone dello stesso sesso. In Giappone come è la situazione? Avete trovato ostacoli o discriminazioni?

Devo dirvi che all'inizio non è stato per niente facile, la cultura giapponese è molto conservatrice e solo negli ultimissimi anni si va facendo strada un minimo di tolleranza per le coppie omosessuali, ma a me e Dodo ci ha protette il più grande e generoso angelo custode: il nostro semplice amore e il nostro voler stare insieme ad ogni costo!

Quali sono le principali differenze culturali che trovi fra Giappone, USA ed Europa?

In questa era della cosiddetta "globalizzazione" in effetti le differenze sociali stanno quasi scomparendo: se da una parte questo fenomeno consente un più semplice scambio culturale e di mercato, dall'altro sta generando una specie di omologazione per la propria individualità.

Cioè, se mi incontraste per strada presumo potreste indovinare la mia nazionalità d'origine unicamente per via dei miei occhi asiatici, ma non indosso più il mio kimono tradizionale e non mangio praticamente da anni un buon sushi Hosomaki come quelli che mi preparava la mia nonna da piccola. E se potessi parlare mi sentireste discutere in italiano, o in inglese, di argomenti come le nuove scarpette della Nike, di follower o di hot spot Wi-Fi. Insomma, quello che voglio dire e che di questo passo sparirà quello che ci rende quello che siamo, gente di altre terre magari lontane e affascinanti...

Gli Stati Uniti d'America sono per eccellenza il paese che ospita un numero incredibile di queste varietà, che stanno pian pianino scomparendo per divenire una cultura, un fast food, un canale televisivo...
Loro però sono piuttosto pratici, poco diplomatici, piuttosto spavaldi; disponendo di tanto spazio hanno un concetto diverso di urbanizzazione e architettura. Certo il dominio del Capitalismo, cosa triste... produce competizione estrema e un background cinico e pericoloso. Però è ancora il paese delle opportunità, della meritocrazia, di un senso civico e un attaccamento agli ideali nazionali che lo rende il popolo più fedele alla propria bandiera che ci sia sulla Terra.

L'Europa è la culla della cultura, l'arte, la Storia. E la gente ha un senso del bello e del buon vivere che da nessun'altra parte mi è parso di trovare. Certo questi ultimi decenni di crisi economica stanno comportando delle disfunzioni piuttosto importanti e di difficile soluzione, ma resta che nonostante tutto se dovessi scegliere un paese in cui ritirarmi per la vecchiaia, sicuramente tra i pochi che ho nel cuore ci sarebbero l'Italia, l'Austria, la Svizzera... Beh, anche la Norvegia e la Svezia. Okay, okay, non spingete. Facevo prima a dire Europa. ;)

Ah! Il Giappone... Ehm, vi dico solo una cosa, al di là delle eccentriche attrazioni, dei manga e degli anime, al di là della quasi ossessiva attenzione e cura per la natura e l'architettura, i treni mai in ritardo, gli inchini e le primavere, il mio paese è troppo orgoglioso, testardo, maschilista, competitivo, tanto che sta producendo un numero esageratamente alto di Hikikomori, un triste fenomeno che riguarda i ragazzi giovani che ad un certo punto smettono di uscire di casa e stanno anche per anni senza uscire dalla propria camera. E' una conseguenza della fortissima pressione sociale e delle aspettative giapponesi che sono altissime, e così qualcuno può non farcela: spesso, infatti, questi casi si concludono addirittura con il suicidio. Insomma, per certi aspetti una società più tranquilla come la vostra può essere migliore. Apparentemente "noiosa", ma migliore senz'altro.

Baci.
Yoshiko (per voi Yoshi o Yoyo)
Creative Commons License
Quest'opera è pubblicata con una Licenza Creative Commons e può essere copiata e ridistribuita per fini non commerciali e a patto di citare l'autore e la fonte.