Interviste

Lucia Trevisiol, infermiera

Lucia ha lavorato come infermiera caposala in un importante reparto oculistico!

Intervista realizzata nel 2012 da Gabriele con l'aiuto dei frequentatori del Gomitolo

Ciao, ci parli un po' di te? Come hai scelto di fare l'infermiera?
Sono nata ad Eraclea, un piccolo paese del Veneto. Ero la penultima di sette fratelli. A quel tempo c'era molta povertà in Veneto e al mio paese non esisteva alcuna possibilità di lavorare, così sono andata in una città più grande e ho scelto di fare l'infermiera.
E' difficile fare l'infermiera?
Tutto può essere facile o difficile ma dipende dall'amore che ci metti. Per me è stato facile perché mi sono subito... innamorata persa del mio lavoro!
Cosa fa la caposala?
La caposala è la persona che coordina, dirige e controlla il buon funzionamento di tutto il reparto. Coordina il lavoro delle infermiere (organizza i turni, il modo di lavorare, controlla e fa rispettare l'etica professionale, ecc); collabora con il Primario e i medici, e si rapporta quotidianamente con i familiari dei pazienti.
Hai legato la tua storia all'oculistica, ma cosa si fa in un reparto di oculistica?

In un reparto di oculistica le infermiere fanno esattamente le stesse cose che fanno negli altri reparti, tenendo presente che il paziente di oculistica normalmente non ci vede (o perché arriva con una malattia agli occhi o perché è stato appena operato), è spaventato e quindi bisogna provvedere a tutte le sue necessità prima ancora che questi le metta in evidenza.

Nel reparto di oculistica non solo si curano i pazienti ma si fanno anche operazioni chirurgiche che vanno dal semplice intervento di cataratta (la rimozione del cristallino opacizzato e la sua frequente sostituzione con un cristallino artificiale), a quelli più complicati e difficili come il trapianto della cornea.

Il professor Rama, nel cui reparto ho lavorato per tantissimi anni, è stato fra i pionieri di questo tipo di trapianto in Italia e ne ha fatti ben 6000!

Hai parlato del prof. Rama, un medico molto famoso e apprezzato. Hai qualche ricordo speciale di lui?
I ricordi sono tantissimi. Era una persona che sapeva farsi rispettare senza bisogno di parole ma solo con lo sguardo. Era un vero leader carismatico. Forse il ricordo più bello è che mi ha dato la possibilità di andare in Africa la prima volta.
Perché certe infermiere sono severe, soprattutto con i bambini? Tu lo eri?
Bisogna dire che ogni persona ha il proprio carattere e alcune sono severe o no indipendentemente dall'essere infermiere. Io non ero assolutamente severa, perché non fa parte del mio carattere. Preferivo giocare!
Come si fa se un bambino fa i capricci e non vuole prendere le medicine e fare una cura?
Generalmente ogni bambino ha vicino la mamma o il papà o un familiare e quindi dove non riesce, l'infermiera cerca di farsi aiutare dai parenti del bambino. Soprattutto bisogna presentare le cure come se fossero un gioco.
Perché negli ospedali i bambini sotto i 12 anni non possono andare a trovare gli ammalati?
L'ospedale è un ambiente particolare sia per l'igiene necessaria sia ancora per l'esigenza di tranquillità del reparto. Consentire l'ingresso ai più piccoli sta sempre al buon senso della caposala e dei genitori.
Gli ospedali di oggi sono molto diversi rispetto a quando tu eri caposala?
Tutti diversi! Adesso prevale il lavoro al computer, meccanizzato e basato su strumenti tecnici più o meno sofisticati. Una volta si lavorava molto di più manualmente e a contatto con gli ammalati. C'era un maggior rapporto umano. Inoltre adesso la struttura stessa dei reparti, il posizionamento delle sale operatorie, tutto è diversissimo...
Adesso che sei in pensione cosa fai?

Continuo esattamente come prima a gestire da volontaria la lista dei trapianti di cornea.

Mi dedico molto di più alla mia passione di sempre che è l'Africa cercando di rendere partecipe più gente è possibile qui in Italia per poi realizzare i diversi progetti a Wamba in Kenia.

Dovete sapere che nel 1973 il prof. Rama mi invitò ad andare con lui a Wamba per un periodo di volontariato nell'ospedale di quella Missione. Cosi iniziò la mia "storia africana" che ancora continua.

Fino al 2002 siamo tornati ogni anno insieme a Wamba (il prof. Rama è andato in pensione nel 1996), dove facevamo le stesse cose che facevamo in Italia: curavamo le malattie degli occhi e ci prendevamo cura dei pazienti con lo stesso impegno e amore per il prossimo che mettevamo nel lavoro quotidiano in Italia!

Oggi continuo ad andare a Wamba e portare il mio aiuto. A tal proposito è stata creata l'Associazione Insieme per Wamba Onlus che come sapete ha già collaborato anche con il Gomitolo.

Hai dei consigli da dare ai bambini per non farsi male agli occhi? E cosa devono fare se si fanno male?
Attenzione!

Certamente! Raccomando alle mamme e ai bambini di fare molta attenzione quando giocano e quando si muovono.

Se doveste farvi male in qualsiasi modo a un occhio, che è un organo molto delicato e prezioso, andate immediatamente dall'oculista o al pronto soccorso per le cure del caso!

Sappiamo che Gabriele è stato molto spesso nel tuo reparto da piccolo. Era un bravo paziente o ha combinato qualche guaio?
Gabriele è arrivato da noi che era molto, molto piccolo. Di lui ho il solo ricordo che era un bambino molto buono, ubbidiente e sempre con la sua mamma al fianco. Ascoltava sempre le infermiere e faceva quello che gli dicevano, quindi un bravo bambino e un bravo paziente.

Un bacio
Lucia Trevisiol (mamaafrica)

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