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Fiabe e racconti

L'albero più possente del mondo

Racconto scritto da Delia

In un luogo molto più vicino di quanto voi lettori possiate immaginare, nel tempo più vicino al presente, viveva una creatura comunemente chiamata "albero".

Nacque da un frutto caduto per caso, e altrettanto "casualmente" si verificarono le circostanze che sarebbero state necessarie alla nascita di questo essere: una bambina che passava non mangiò quel frutto cosi buono e bello, il sole e la pioggia si alternarono nella giusta maniera, la composizione del terreno fu proprio quella adatta per lo sviluppo di un dolce alberello.

Passarono giorni, notti, settimane e mesi e finalmente quel nocciolo ruvido si ruppe fino a rivelare la prima cellula della piantina che sarebbe diventata un albero possente. Lo stelo e le foglioline si rinforzavano e crescebbero crogiolandosi nell'umidità tiepida del sottosuolo.

Arrivò il giorno durante il quale i primi fortunati millimetri quadrati di foglia avrebbero toccato l'aria fresca; ma era un giorno di pioggia, il cielo era grigio, e niente era come il disegno perfetto della natura avrebbe voluto.

Eppure, l'alberello era felice di essere in vita e amava il mondo cosi com'era, e presto dimenticò il giorno strano della sua nascita.

Passavano le stagioni e gli anni: l'alberello cresceva e diventava consapevole di ciò che vedeva intorno a lui. Le persone parlavano e sostavano alla sua ombra; egli si rammaricava di essere muto perché aveva tante sensazioni da esprimere!

Presto cominciò ad avere bisogno di compagnia: fermava gli uccelli che si posavano frettolosamente sulle sue fronde, e si rendeva disponibile ad ospitare il loro nido, ma le creature viventi diffidavano di quell'albero così piccolo, così desideroso di raccontare ad altri animali la sua gratitudine verso il mondo, e soprattutto nato in un giorno di pioggia. Muoveva i suoi rami per attirare l'attenzione, ma otteneva solamente la fuga di piccoli animali come gli scoiattoli rossi.

Stufo di questa situazione, un giorno l'alberello si intristì e rilassò i suoi rami, fino ad allora sempre tesi agli altri. Rimase così, con lo sguardo rivolto all'erba, per due anni e due giorni; tutto cambiò quando i primi fiori rosa sbocciarono sui suoi rami.

Una notte sentì una sensazione strana e nuova, come tanti ticchettii su un ramo: mentre egli dormiva, mille uccellini, farfalle e api immettevano nei suoi fiori tutto ciò che di buono avevano visto o imparato durante il giorno. Il giorno dopo si sentiva mille volte più colto, intelligente e sapiente. Era cresciuto e nulla adesso pareva brutto; tutto diventava chiaro ai suoi occhi.

Quest'albero oggi è felice ed è l'albero più buono e possente al mondo: vuole insegnare anche ai giovani umani, ai quali non ha mai smesso di desiderare di raccontare tante cose, che chiunque, anche in condizioni difficili, può essere una creatura sapiente e meravigliosa se solo ha l'accortezza di non avere pregiudizi e ascoltare ciò che dice la natura.

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